Eventi traumatologici in ambiente acquatico

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Nell’immaginario collettivo l’ambiente acquatico è stato sempre configurato come un luogo di relax e di divertimento: ciò ha senz’altro influito nel predisporre l’uomo all’ideazione di un sempre crescente numero di “sport acquatici”, aventi in comune, oltre al mezzo fluido, l’elevata spettacolarità.

Conseguentemente, anche la traumatologia degli sport acquatici è in continua evoluzione con gli stessi: quella riscontrabile oggigiorno è, almeno percentualmente, diversa da quella di solo dieci anni addietro, allorquando, per esempio, sport come il windsurf o lo sci nautico non avevano ancora avuto l’attuale diffusione di massa.

Queste considerazioni preliminari ci portano ad affermare un presupposto personalmente ritenuto di basilare importanza in traumatologia sportiva: coloro che si occupano di traumi in ambito sportivo devono essere a conoscenza delle nuove discipline che quasi quotidianamente sono ideate e devono conoscerne la gestualità intrinseca. Solo, infatti, dalla precisa conoscenza degli eventi patogenetici sarà possibile ottenere una corretta diagnosi e, soprattutto, giungere alla rimozione delle cause, consentendo così una corretta prevenzione delle recidive.

 

Dovendo necessariamente selezionare, per ovvi limiti di tempo, solo alcuni dei traumi riscontrabili negli sport acquatici, farò riferimento a quelli di alcune disci­pline sportive affiliate al C.O.N.I. e cioè ai traumi nel nuoto, nella pallanuoto, nel canottaggio, nella canoa, nel windsurf e nello sci nautico; per ciascuna di esse mi soffermerò sulle “tecnopatie”, intendendo con tale terminologia le lesioni che sono patogeneticamente riferibili all’esecuzione del gesto atletico.

Nel nuoto le tecnopatie sono quasi del tutto riscontrabili nell’articolazione della spalla: pur potendo riconoscere anche una eziologia infiammatoria o degenerativa, le tecnopatie della spalla sono per lo più conseguenza di microtraumi ripetuti Ciò è avvalorato da una considerazione statistica secondo la quale un nuotatore di medio o elevato valore agonistico esegue in un anno, nel corso di allenamenti e gare, circa un milione di bracciate.

 

La spalla, sottoposta a questo “overuse”, può essere coinvolta in ciascuna delle sue componenti: pertanto le tecnopatie della spalla nel nuotatore annoverano spesso sindromi da sovraccari­co quali la sindrome da conflitto, le sublussazioni uni e multidirezionali, le lussazioni scapolo-omerali, le tendinopatie della cuffia dei rotatori, le patologie del complesso bicipitale, le sinoviti, le borsiti, fino ad un coinvolgimento delle articolazioni “accessorie” della spalla con le artropatie acromion-clavicolari.

La patogenesi delle suddette tecnopatie è ascrivibile, in altri casi, a lassità capsulo-legamentose o a squilibri della muscolatura intrinseca della spalla: talvolta la tecnopatia può essere determinata da una preesistente situazione d’insufficienza riguardante i legamenti stabilizzatori della spalla (gleno-omerali e scapolari) ovvero da un’insufficiente vascolarizzazione, sotto sforzo, della cuffia dei rotatori. Nella patogenesi, inoltre, possono essere compresi fattori coinvolgenti nella responsabilità lo staff tecnico del nuotatore quali gli errori nella coordina­zione del gesto atletico o nella programmazione dei carichi di lavoro.

 

Nell’ambito della gestualità della bracciata sono soprattutto la fase di trazione e di recupero ad essere maggiormente implicate nel determinismo delle lesioni.

Per quanto concerne la pallanuoto, sport di squadra fondato sul nuoto, è ovvio che le tecnopatie sono identiche a quelle descritte nella spalla del nuotatore. Nella pallanuoto esistono però due elementi che non possono essere sottovalu­tati nel determinismo di lesioni tipiche: la palla e l’avversario, responsabili di traumi a carico dell’articolazione gleno-omerale. l’una nella fase di caricamento e fìnta del tiro, l’altro nella fase eventuale di contatto.

In tale disciplina inoltre possono verificarsi tecnopatie quali sindromi dello stretto toracico superiore, instabilità articolari del legamento collaterale media­le del gomito, lesioni tendinee della mano, lesioni legamentose della mano a cari­co dei collaterali dell’articolazione metacarpo-falangea del pollice, fratture delle falangi, dei metacarpi, dello scafoide e dell’uncinato.

 

Nel canottaggio le tecnopatie sono principalmente localizzate in sede vertebrale: in particolare, nei vogatori di punta, sottoposti a sovraccarichi in torsione, la patologia più frequente è quella articolare interapofisaria; nei vogatori di cop­pia, sottoposti principalmente a sovraccarichi in taglio, è invece più frequente la patologia istmica quale la spondilolisi o la spondilolistesi.

Nello sci nautico la patogenesi delle tecnopatie è strettamente dipendente dal­l’attrezzatura propria di questo sport: bilancino, corda, sci e motoscafo.

Tali attrezzi sono in vario modo responsabili di traumi dello sciatore quali con­tusioni del muscolo quadricipite, ferite lacero-contuse, distrazioni e strappi dei muscoli flessori (delle dita, dei flessori dell’avambraccio e degli adduttori delle cosce), lesioni tendinee (dei tendini flessori della mano, del bicipite brachiale, del quadricipite femorale). Il trauma, oltre ad un coinvolgimento degli arti, può riguardare il cranio con contusioni, ferite lacero-contuse, fratture delle ossa craniche, lesioni endocraniche; il collo, con escoriazioni, contusioni, ferite lacero-contuse e rotture muscolari dello sternocleidomastoideo; il rachide cervicale, con lesioni dell’apparato legamentoso, discopatie cervicali, stiramenti delle radici del plesso brachiale; il rachide lombo-sacrale con distorsioni, fratture da schiacciamento, discopatie, protrusioni discali, fratture delle apofisi traverse.

 

Nel windsurf, accanto a lesioni acute – dell’apparato osteoarticolare (contusioni, fratture) o dell’apparato miocapsulolegamentoso (distorsioni, distrazioni, lacerazioni, rotture tendinee) si affiancano le lesioni croniche, statisticamente più frequenti: fra queste le rachialgie posturali, le tendinopatie inserzionali e le borsiti.

In conclusione, tutte le tecnopatie delle considerate richiedono un’accurata

prevenzione. Quest’ ultima può richiedere un intervento prettamente medico nella correzione di eventuali malallineamenti posturali; un intervento comune fra lo staff medico e lo staff tecnico nell’insegnamento a secco ed in acqua della corretta esecuzione del gesto atletico e nel riconoscimento dei primi segni di affaticamento; una prevenzione di cui è responsabile unicamente l’allenatore o il preparatore atletico nella pianificazione corretta delle singole sedute d’allenamento e nella programmazione del carico di lavoro stagionale, nonché nell’elaborazione di appositi programmi bilanciati di rinforzo dei gruppi muscolari.

Dr. Antonio Sanfilippo <br> Clinica Ortopedica, Università degli Studi di Palermo

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